Siamo nella cittadina più a settentrione del Lazio. Siamo in un borgo conosciuto dagli appassionati delle tradizioni, come il luogo del miracolo della Madonna dei Fiori. Siamo ad Acquapendete. Nomen Omen. E’ così chiamata per le numerose piccole cascatelle che confluiscono nel fiume Paglia.

A rendere unico questo spicchio di terra immersa nella Tuscia, ci sono molti particolari. Qui passa la via Francigena. E’ la città in cui si realizzano i Pugnaloni, splendidi quadri floreali. E’ il luogo che incastona il borgo di Torre Alfina: deliziosa frazione medievale, perfettamente conservata.

Ma non solo.

Meta prediletta dagli appassionati di turismo religioso, Acquapendente conserva gelosamente nella sua cattedrale, non a caso chiamata del Santo Sepolcro, una pietra macchiata di sangue che si dice provenga dal Santo Sepolcro di Gerusalemme. La reliquia è conservata all’interno di una cripta di stile romanico, una delle più importanti e caratteristiche in Italia per la sua antica origine databile tra il X e l’XI secolo. È tanto importante anche per le caratteristiche 24 colonne che formano, con gli archi, un “gioco” di forme particolare.

Nonostante nel Medioevo fosse stata circondata da una cinta muraria, ben poco è rimasto, a parte la torre dedicata alla coraggiosa fanciulla Julia de Jacopo che nel 1550, durante l’attacco delle truppe di Pitigliano di Nicola IV Orsini, si affrettò a chiudere il portone, lasciato aperto dai soldati di guardia. Salvando così la città.

Del rinascimento e del piglio artico toscano è rimasto invece, visitabile e apprezzabile, il Palazzo Viscontini con i suoi affreschi, un grande giardino all’interno e inusuali gigantesche finestre, che rappresentano la massima espressione dell’architettura aquesiana del tempo.

Per gli appassionati di outdoor la Riserva Naturale del Monte Rufeno è un luogo spettacolare, dove, se si è fortunati davvero, si può ammirare il daino  eil capriolo che qui vivono.