Acque nascosta, la mostra archeologica a Rieti

La mostra Acque nascoste: grotte e riti nella preistoria della Sabina, sarà visitabile nel Museo Civico Archeologico di Rieti, a partire dal 25 ottobre e fino all’11 gennaio 2026. Le importanti scoperte compiute nella Grotta Battifratta, a Poggio Nativo, dal team di Sapienza Università di Roma guidato dalla professoressa Cecilia Conati Barbaro vengono presentate al pubblico per la prima volta.
Grotta Battifratta è un sito archeologico preistorico di primaria importanza e le ricerche hanno permesso di accertare che la sua frequentazione si protrasse per un tempo straordinariamente lungo, dal Paleolitico Medio (60.000 anni fa circa) fino all’età storica, poiché si hanno tracce del suo utilizzo risalenti al XVI secolo.
Una delle fasi più significative di questa storia plurimillenaria è quella neolitica (tra la fine del VI e l’inizio del V millennio a.C.), alla quale appartiene il reperto più prezioso fra quelli rinvenuti nel corso delle indagini: si tratta di una statuina antropomorfa in argilla, che, a oggi, è un unicum per il Neolitico dell’Italia centrale. Ad accompagnare la statuina – che per la prima volta si offre all’ammirazione del pubblico – saranno inoltre esposti alcuni vasi ritrovati in prossimità delle due sepolture individuate, ceramiche con decorazioni incise e dipinte – queste ultime caratterizzate da motivi che presentano strette affinità con siti abruzzesi coevi – oltre a manufatti in selce e ossidiana, anelloni in pietra, strumenti e ornamenti in osso.
Accanto ai reperti archeologici, verranno presentati anche resti ossei di animali, che documentano la ricchezza della fauna locale, composta prevalentemente da specie selvatiche. Questi materiali, insieme ai risultati delle indagini multidisciplinari condotte nel sito, permetteranno di raccontare quali fossero le caratteristiche dell’ambiente naturale della Sabina preistorica.
Il progetto espositivo è stato messo a punto nel segno dell’accessibilità e grande attenzione è stata rivolta all’ideazione dei supporti esplicativi – arricchiti da contenuti multimediali – con l’auspicio di soddisfare le esigenze di un’utenza ampia e diversificata. Ne è prova la scelta di affiancare al percorso espositivo laboratori e attività esperienziali, basate sull’impiego di modelli fedeli dei manufatti originali, adottando un approccio inclusivo alla fruizione del patrimonio culturale in linea con i principi del Design for All. La creazione di riproduzioni tattili in 3D di alcuni reperti archeologici rinvenuti nel sito (ceramiche, utensili in osso e pietra, resti faunistici), realizzata con il contributo della Fondazione Varrone di Rieti, mira a garantire un’esperienza accessibile a ogni tipologia di pubblico. A partire da scansioni laser dei manufatti, i modelli sono stati stampati in resina e, in alcuni casi, progettati come puzzle scomponibili per stimolare l’interazione tattile. Le repliche, leggere, resistenti e facilmente trasportabili, permetteranno la creazione di un kit didattico versatile e utilizzabile anche al di fuori della sede espositiva. Il progetto è pensato per offrire un’esperienza sensoriale diretta e partecipativa, che può coinvolgere bambini, persone con disabilità sensoriali e con disabilità cognitive, ma anche chiunque voglia conoscere in modo diverso la cultura materiale del passato.

