Il Castello di Fondi
La costruzione del Castello Baronale fu iniziata nel 1319 con la ristrutturazione della cinta muraria, della quale se ne possono ancora scorgere alcune parti, da Roffredo III Caetani, che voleva farne il centro della sua signoria. Contestualmente al castello fu eretto il Palazzo Baronale collegato al castello con un passaggio.
Il Castello Baronale è composto da un magnifico maschio o torrione rotondo, accuratamente costruito con pietre di taglio, con merlatura sostenuta da mensole in aggetto sopra una torre quadra di muratura irregolare, la cui base è formata da grossi conci di pietra squadrata.
Alla stessa epoca della torre appartengono le restanti parti della rocca con le alte torri cilindriche agli angoli, costruite con pietrame irregolare.
Si hanno così tre epoche distinte nella costruzione: base o zoccolo forse di inizio secolo XIII, torre quadra e torri laterali  di inizio secolo XIV, mastio della seconda metà del secolo XV.

Il Castello di Gaeta
Fu con buona probabilità uno dei duchi Docibile a costruire nel X secolo la prima struttura castellare sull’alto del promontorio.
I Normanni furono i primi ad apportare alcune sostanziali modifiche al castello Docibile e, in seguito, altre importanti costruzioni si affiancarono al progetto originario. Tali significative trasformazioni vennero realizzate nel periodo svevo con Federico II nel 1227, angioino con Carlo II d’Angiò nel 1289, e aragonese con Alfonso I d’Aragona nel 1436.
Ulteriori trasformazioni furono eseguite nel Cinquecento da Carlo V.
Al termine del XVI secolo del vecchio fortilizio Docibile rimaneva assai poco, al punto che oggi si può a ragione parlare di due castelli, uno angioino e l’altro aragonese. Il primo, in posizione inferiore, è a pianta quadrata con quattro torri circolari angolari e successivamente utilizzato come prigione; il secondo, costruito da Alfonso I il Magnifico, fu fortificato su tre lati da massicci torrioni cilindrici e con un’appendice difensiva più bassa. Dal 1436 al 1442 ospitò il re di Napoli, Ladislao di Durazzo.
Nel 1870, qui fu imprigionato Giuseppe Mazzini e successivamente fu trasformato in caserma.

Il Castello di Itri
Simbolo di Itri, l’antico castello medioevale fu edificato a partire dal IX sec. dai Duchi Docibile di Gaeta. Sorto come roccaforte per difendersi dalle incursioni nemiche, il castello, insieme all’antica parte alta del paese, è circondato da mura poderose. Nella parte più elevata la fortezza presenta un torrione quadrato e uno poligonale; più in basso un terzo torrione di forma cilindrica è collegato al corpo centrale da un imponente cammino di ronda. Questa terza torre è detta “del coccodrillo” in quanto, secondo la tradizione, vi venivano gettati i condannati a morte, pasto prelibato per i coccodrilli lì custoditi.
L’intera struttura è completata da un insieme di torri cilindriche minori che racchiudono una piccola e suggestiva piazza d’armi. I numerosi elementi che formano il castello terminano spesso con una cinta merlata, in parte distrutta, che si sta recuperando.

Il Castello di Maenza
Restaurato recentemente, ha forma quadrangolare (lati quasi uguali), con quattro torri, una delle quali è semicircolare e posta a “rompitratta” completamente inaccessibile e con funzioni di cisterna. Le altre tre torri sono di forma quadrangolare ed erano utilizzate parzialmente come difesa attiva.
Si caratterizza per una certa sovrapposizione di elementi stilistici posti in apparente forma non cronologica, come ad esempio il portale a sesto acuto e quindi di richiamo gotico, che precede l’arco a tutto sesto di chiaro aspetto romanico.
Durante i lavori di ristrutturazione delle stanze su vari livelli, è stato possibile recuperare alcuni frammenti di ceramica che vanno dal IX al XVI secolo (forme chiuse: brocche, boccali; forme aperte: ciotole, tazze, coppe, piatti) attribuibili ad officine del Lazio meridionale. Il primo e il secondo livello del castello sono interessanti per la presenza di alcune pitture murarie, per lo più di tipo decorativo a tempera.

Il Castello di Minturno
La sua costruzione è da attribuirsi al Vescovo Leone, menzionato nella Carta Originale Cassinese n. 5 del 30-10-839, indizione terza.
Il Castello baronale nel 1105 passò a Riccardo I dell’Aquila e nel XIII secolo fu residenza dei Caetani. In esso furono ospitati personaggi illustri, tra i quali S. Tommaso d’Aquino (1272). Nel 1452, per volere di Alfonso d’Aragona, vennero eseguiti notevoli lavori di restauro.
Nel secolo XVI il maniero appartenne ad una delle più belle donne d’Italia, Giulia Gonzaga, contessa di Traetto e di Fondi e, successivamente, a Isabella Colonna. La struttura, molto semplice, è formata da una pianta quadrilatera che crea all’interno una corte con arcate ogivali gotiche. Le murature sono realizzate in pietra calcarea locale con inserti di mattoni di rinforzo. A ridosso delle possenti murature si impostano un torrione cilindrico e una torre quadrata, entrambe purtroppo mozzate. Lungo il perimetro si notano interessanti quanto malmesse testimonianze architettoniche del Trecento, quali ad esempio alcune caditoie, arcatelle su mensole, merlature, parte dell’alto camminamento di ronda, una bella finestra gotica e porte ogivali. All’interno notevole è la sala dei Baroni.

Il Castello di Monte San Biagio
Costruito dai Longobardi (VII sec.) sui ruderi di una fortezza o di un tempio romano, in posizione dominante il paese e la piana di Fondi – Monte S. Biagio, il Castello di Monte San Biagio è raggiungibile sia percorrendo le pittoresche scalinate che attraversando il centro storico, è stato oggetto di importanti opere di restauro che recentemente ne hanno permesso la riapertura al pubblico.
La struttura, che faceva parte di un complesso sistema difensivo del paese, composto anche da possenti mura, sbarramenti e posti di guardia, presenta una pianta trapeziodale con una torre triangolare sul lato sud-ovest e due torri, di cui una circolare e l’altra semicircolare sul lato nord.
Rimaneggiato dai Carolingi, fu successivamente ampliato e fortificato dal Conte Onorato II Caetani. Il documento più antico che menziona il castello risale al 1099.

Il Castello di Priverno
Il palazzo, conosciuto come Castello di San Martino, è una costruzione a pianta quadrata con quattro torri angolari che gli conferiscono un aspetto quasi di fortezza. L’interno è articolato intorno a una grande corte centrale e l’ingresso, marcato da un portale ad arco reso con un forte bugnato, si apre al centro della facciata principale. Su di esso è posto lo stemma della famiglia Borghese che nel XX secolo ebbe in proprietà la tenuta. Il Castello, oltre ad ospitare il Museo per la Matematica Giochiamo all’Infinito, è adibito a centro convegni ed è dotato di un servizio alberghiero. Da segnalare nell’androne del Museo, un tempo cappella, un affresco con San Romualdo, fondatore dell’ordine dei Camaldolesi, una comunità monastica che abitò il palazzo alla metà del XVII secolo.
Il castello, originariamente residenza del Cardinale Tolomeo Gallio (XVI sec.), Segretario di Stato del Pontefice Gregorio VII, si trova nel Parco di S. Martino, una tenuta di circa 33 ettari oggi di proprietà comunale.

Il Castello di Sermoneta
Il Castello Caetani si erge maestoso sul borgo di Sermoneta dominando l’intera Pianura Pontina.
Costruito agli inizi del 1200 dagli Annibaldi, si arricchì nel tempo di opere di difesa che dovevano renderlo quasi inespugnabile. Il castello è certamente uno dei monumenti più integri dell’antica architettura medievale del Lazio e d’Italia.
Della rocca del XII sec., costruita dagli Annibaldi, rimangono solamente il Maschio, alto 42 metri, e la controtorre detta Maschietto che dominano una corte quadrangolare (Piazza D’Armi).
Il resto fu demolito dagli stessi Castani, proprietari del castello a partire dal 1297, che ricostruirono la Sala dei Baroni e il contiguo edificio detto “Casa delle Camere Pinte”, ed eressero nuovi edifici e mura di cinta.
Nel 1499, dopo la scomunica e la cacciata dei Caetani dai loro possedimenti da parte di Papa Alessandro VI, il castello appartenne ai Borgia che modificarono la Sala dei Baroni e fecero costruire la cosiddetta Casa del Cardinale Valentino Borgia e poderose opere di fortificazione comprendenti anche la “Cittadella” su disegno di Antonio da Sangallo.
Tornato all’inizio del XVI secolo ai Caetani, dopo il saccheggio operato nel 1798 dai soldati francesi, diedero corso a imponenti lavori di restauro negli ultimi anni dell’800.
Il castello appartiene oggi alla Fondazione Roffredo Caetani, creata da Lelia Caetani, ultima discendente del ramo di Sermoneta e scomparsa l’11 gennaio del 1977.

 

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