Nell’Alta Valle del fiume Velino, Borbona regala alla cucina Sabina uno dei prodotti più rinomati e preziosi: il fagiolo borbontino.
Un tipo di borlotto, molto pregiato, con la buccia quasi inesistente e il sapore vicino alla castagna. E grandissimo. Quello secco, una volta rinvenuto in acqua, assume dimensioni esagerate, come la sua resa. 70 gr da secco, 200 gr bagnato!
Borbona, a 750 m d’altezza, con i piccoli appezzamenti di terreno in piano lungo il fiume Ratto, può essere considerata la “Patria” di questo particolare legume; infatti, le caratteristiche uniche di questo fagiolo sono fortemente legate alle proprietà del terreno, esclusivo di questa zona. I tentativi di coltivare il borbontino nei paesi vicini non ha dato i risultati sperati. I fagioli sono di buona qualità, ma senza la rara caratteristica di questo fagiolo, quasi senza buccia.
Tradizionalmente la semina avviene in prossimità del giorno dedicato a santa Restituta, il 27 maggio, patrona del paese.
Prima però si piantano le “frasche”, bastoni dei boschi dei dintorni, per sorreggere le piantine; si praticano poi le buchette nel terreno per ospitare 5 o 6 fagioli ciascuna; infine si ricopre tutto con cura e sui irrora d’acqua.
Verso l’inizio di ottobre si raccolgono i fagioli e si mettono su teli all’aperto per farli asciugare. Solo così è assicurata una perfetta conservazione per mangiarli d’inverno, e per piantare nella stagione successiva esclusivamente i migliori!
L’esigua quantità di prodotto è dovuta principalmente al fatto che per la coltivazione vengono ancora oggi usati attrezzi e metodi del passato, senza mezzi meccanici, ad esclusione dei trattori per arare, e con senza concimi chimici. L’unico ammesso è il letame, facilmente reperibile grazie ai numerosi allevatori della zona.
Borbona celebra questa prelibatezza la terza domenica di ottobre con una Sagra dedicata appunto al Fagiolo Borbontino.