Sant’Antonio Abate è il protettore degli animali domestici. Per questo motivo è rappresentato accanto un maialino con una campanella al collo. A Posta è ricordato il 17 gennaio o la domenica successiva e il suo culto è molto sentito. Sono tanti i rituali legati alla tradizione contadina del borgo in Sabina che ogni anno sono ripetuti in onore del Santo.

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La tradizione nasce nell’Ottocento con la creazione della Confraternita di Sant’Antonio che, ancora oggi, preserva e tramanda i tradizionali riti religiosi e civili in onore del Santo. Tanti sono i momenti di spettacolo, musica e intrattenimento che coronano la festa ma i momenti salienti sono il Taglio e la Sfilata delle Stanghe, l’Accensione del Fuoco, la Sagra degli Zampetti e la Distribuzione della Polenta.

Il Taglio dei Tronchi o Stanghe, attualmente si svolge nel mese di settembre e rappresenta il momento iniziale dell’organizzazione della festa. Si tratta di un evento di grande valore simbolico poiché è quello più legato alla tradizione. Si effettua nei boschi intorno al Comune di Posta ed è eseguito dai membri della Confraternita di S. Antonio per un’intera giornata. Questo momento di lavoro comune è intenso e vissuto con l’entusiasmo e spirito di fraterna collaborazione, richiamando il senso più profondo della festa in onore del Santo.

Il giorno che precede la Festa di Sant’Antonio, i confratelli preparano un grande falò nella piazza centrale di Posta. La legna utilizzata è quella di scarto dal taglio delle stanghe. La preparazione e l’accensione del fuoco è un altro momento partecipa, un rito che raccoglie tuti. Il braciere rimane acceso per due giorni ed è il punto di riferimento e di incontro durante tutta la festa.

La sfilata delle stanghe trascinate dagli animali è il fulcro di tutti i festeggiamenti in onore di S. Antonio, è la manifestazione più suggestiva e coinvolgente. Il passaggio delle stanghe è il momento culminante di quella tradizione rituale che inizia con il taglio dei tronchi e si conclude con la loro sfilata per il paese. I preparativi iniziano di mattina presto. Alle porte di Posta vengono riuniti tutti gli animali, un tempo quasi esclusivamente vacche e buoi, e attualmente anche cavalli, muli e asini. Ciascuno di loro sfilerà trainando un tronco e, come da tradizione, ogni animale è preparato con grande cura. Le bestie sono ben strigliate, poi bardate con finimenti variopinti e ornamenti colorati, così da creare un effetto d’insieme estremamente festoso.

Dal punto di raduno degli animali ha inizio la sfilata accompagnata dalla banda musicale. La sfilata delle stanghe procede lentamente lungo la via principale del paese. All’arrivo in piazza, attraverso due ali di folla che aspetta curiosa, gli animali sono benedetti dal parroco e proseguono fino alla chiesa di Sant’Antonio. Qui la sfilata si conclude.

La sfilata delle stanghe ha una forte carica scenografica. Le bestie trainano le pesanti stanghe, i bambini sono in sella ai cavalli, le persone si affollano e accompagnano l’avanzare del corteo. Questo rito suggestivo ha tutto il fascino dolce del passato, capace di richiamare un arcaico mondo contadino e di restituire quel gusto di un tempo autentico.

La degustazione di prodotti tipici accompagna la festa con zampetti, salsicce arrostite sulla brace del falò, polenta e buon vino. Gli zampetti sono un piatto semplice di origine contadina a base di “stinchi” del maiale. Gli zampetti sono preparati dai confratelli secondo un’antica ricetta. Gli zampetti devono essere bolliti a lungo e poi conditi con una salsa piccante di aglio, olio, aceto, prezzemolo, capperi e alici. Gli zampetti sono serviti al piatto e in deliziosi panini nella piazza di Posta la sera prima della festa, dopo l’accensione del fuoco.

La mattina che segue la sfilata, è il momento di servire la polenta vicino alla chiesa di Sant’Antonio. La polenta è preparata da una storica famiglia del paese. La consuetudine della polenta è legata, fin dalle origini, al rito delle stanghe. I confratelli che tornavano in paese dopo il taglio dei tronchi erano soliti fermarsi vicino alla casa della famiglia Bosi che offriva loro un piatto di polenta per rifocillarsi dopo il faticoso lavoro. Con il passare del tempo, la tradizionale offerta della polenta si è estesa a tutti i partecipanti alla festa ed è divenuta un altro momento di riunione che salda il passato con il presente.

La struttura antica del borgo di Posta si formò intorno al preesistente Convento Francescano, su un’altura di fronte al Monte Machilone dove sono ancora i resti dell’antico castello. Si costituì un nuovo borgo lungo la Salaria dove già esisteva la Chiesa di San Felice:. Questa chiesa era il ristoro per i pellegrini romei che andavano a Roma, per il primo Giubileo della storia, indetto da Bonifacio VIII nel 1300. Nel 1331 su decreto del Re Roberto fu concesso a Posta l’attributo di “Positae Realis“, che sanciva la sua appartenenza al demanio regio e richiamava la mansione, già svolta dai signori di Machilone, di stazione di esazione di pedaggi e dazi.

La Chiesa più antica di Posta è quella di Santa Rufina, costruita sui ruderi di un tempio della dea Vacunea nel XII secolo. Sono meravigliose le Gole del Velino con i resti romani quali il Masso dell’Orso e il Miglio. Il Miglio è una pietra miliare romana che indicava il 69° miglio da Roma, ovvero la metà strada dell’intero percorso da Roma al Mare Adriatico.

Imperdibile il Convento di San Francesco, uno dei centri francescani più ricco e fiorente dell’epoca. Sul campanile risuonano tre campane: la più grande e antica pesa 1700 kg e ha un diametro di 120 cm. Accanto al Convento di Francesco si trova la Porta delle Gabelle. Questa Porta dava accesso al mercato dove i gabellieri riscuotevano le tasse sulle merci che entravano.

Tra i prodotti tipici, assaggiate funghi e tartufi, alla base di ravioli e pappardelle, e la zuppa di fagioli e cicoria di campo, le tagliatelle con pesto di ortiche e guanciale croccante. Da non perdere le ottime carni locali alla brace e i tozzetti alle noci.

 

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