Tappa 7: da Orvinio a Mandela
La settima tappa del Cammino di San Benedetto parte da Orvinio e arriva a Mandela.
Il percorso ha una lunghezza di 20,1 Km.
Orvinio è uno dei Borghi più belli d’Italia immerso nel Parco Regionale dei Monti Lucretili.
Nel paese è possibile visitare diversi monumenti di interesse storico-artistico.

La Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati a Orvinio
La Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati custodisce diversi importanti affreschi dei pittori Ascanio e Vincenzo Manenti che nacquero nel borgo.
La Chiesa di San Giacomo è invece barocca, eretta nel 1612 ed è a pianta ottagonale. Il progetto iniziale è di Gian Lorenzo Bernini ed è abbellita anch’essa da dipinti del Manenti.
Usciti da Orvino si prosegue all’interno del Parco dei Lucretili quasi esclusivamente su sentieri. Si sale fino a località Praterelle e si prosegue in salita all’interno di un bosco di querce fino a 1000 metri.

Lagustelli di Percile
La camminata continua verso Percile, dove si può fare una bella sosta nei pressi dei due lagustelli. Qui il paesaggio risulta essere tra i più belli del Parco. I due laghetti sono di origine carsica e si possono raggiungere in un facile trekking. La natura intorno è rigogliosa di roverelle, biancospini e rose selvatiche. Sul lago più grande si specchiano cipressi, querce ed abeti che ricordano un paesaggio alpino.

Villa di Orazio a Licenza
Proseguendo sul Cammino di San Benedetto si incontra Licenza, in una lunga discesa che attraversa cespugli di ginestre.
Licenza è il paese di Orazio di cui si può visitare la Villa immersa nel verde.
Trattasi di una villa d’otium in cui il poeta latino si ritirò per meditare ed occuparsi di filosofia, letteratura e poesia. Nei suoi versi viene decantata la bellezza della natura circostante la villa.
Nelle vicinanze della Villa si può visitare l’Antiquarium civico in cui sono conservati molti resti provenienti dall’area archeologica.

Museo dell’Aquila Reale
Nelle vicinanze, a Civitella di Licenza, possiamo visitare il Museo dell’Aquila Reale e conoscere le caratteristiche di questo splendido rapace che nidifica sulle alture del vicino Monte Pellecchia.
Il Cammino risale brevemente fino ad un crinale che domina la Valle dell’Aniene. Il paesaggio consente di ammirare i Monti Ruffi e più in lontananza i Monti Simbruini.
Da Pian di Papa, così chiamato perché ospitò più volte papa Giovanni Paolo II, si scende al borgo di Mandela.

Convento di San Cosimato a Vicovaro, foto da Facebook@ConventoSancosimatoVicovaroOasiFrancescana
Si prosegue quindi per Vicovaro, dove, sulla rupe omonima sorge il Convento di San Cosimato, edificato su un complesso di eremi benedettini e acquedotti romani, nel punto più stretto della valle dell’Aniene. Il luogo è l’ideale per un ritiro spirituale nel silenzio.
All’ingresso della rupe sorge la Chiesa di San Cosimato.

Eremi Benedettini presso il Convento di San Cosimato, foto da Facebook@ConventoSanCosimatoVicovaroOasiFrancescana
Percorrendo in discesa il sentiero fiancheggiamo il sito rupestre. Qui si trovano gli Eremi Benedettini, un complesso di grotte naturali ed artificiali scavate nella roccia dove i monaci anacoreti si ritiravano in meditazione e che sono conservate come erano ancora all’origine.
Il nome del complesso deriva dalla presenza di San Benedetto in questi luoghi.
Benedetto da Norcia arrivò a Vicovaro nel 503 d.C. Fu chiamato a dirigere i monaci che qui risiedevano e che avevano richiesto ardentemente la sua guida, essendo venuti a conoscenza della sua opera religiosa. Ben presto però le Regole dell’ordine del Santo si scontrarono con lo stile di vita monacale meno rigido, tanto che si narra che nelle grotte alla base del Convento si tentò il suo avvelenamento.

Affresco raffigurante l’avvelenamento di San Benedetto presso gli Eremi Benedettini, foto da Facebook@ConventoSancosimatoVicovaroOasiFrancescana
Secondo la tradizione però Benedetto scampò all’avvelenamento compiendo un miracolo che venne poi affrescato alla fine del ‘600 dal Rosati nella Cappella di San Michele Arcangelo. Secondo la tradizione nell’atto di benedire una coppa contenente il vino contaminato il vaso si frantumò e Benedetto, compreso immediatamente l’accaduto, decise di lasciare la comunità di monaci. Con la mitezza che gli era caratteristica egli invitò i religiosi a trovare un’altra guida i cui insegnamenti fossero più vicini alle loro inclinazioni e lui fece ritorno a Subiaco, dove continuò la sua predicazione, fondando numerosi monasteri fino alla nascita del suo ordine.
Una visita merita la Cappella di San Benedetto che sembra essere nata intorno alla sua cella dove si ritirava in preghiera.
Proseguendo più in basso nella rupe si arriva ad una lunga scalinata attualmente crollata. Si tratta della cosiddetta Scala dei Frati che consentiva ai monaci eremiti di attingere acqua dal fiume o di lavarvi i propri sai. Nelle cavità naturali dell’ambiente rupestre si riconosce anche l’anfratto in cui si ritirava in preghiera il Beato Bonaventura.
Il tempo di percorrenza della settima tappa è di 7 ore.