Casa delle Antiche Scatole di Latta a Gerano

A Gerano c’è un luogo magico che ha il profumo della memoria: la Casa delle antiche scatole di latta.

È una mostra nata per caso dalla passione della sua ideatrice, Marina Durand De La Penne. Dopo aver ricevuto in dono un bidone della Saiwa, la casa dolciaria fondata a Genova nel 1900, si è dedicata alla ricerca di altre scatole di latta tra mercatini e negozi d’antiquariato. Riuscì così a collezionare più di 1000 scatole di latta, tutte italiane e prodotte tra il 1890 e il 1950. Questa passione le nacque dal desiderio di conservare, promuovere e valorizzare il patrimonio culturale custodito in questi semplici oggetti d’epoca di uso quotidiano.

Inaugurato l’11 novembre 2000, il Museo Italiano dedicato alle Scatole di Latta, è un viaggio a ritroso nel tempo. Sembra di entrare in un vecchio negozio d’inizio Novecento. Gli oggetti sono raggruppati in ordine cronologico e suddivisi per temi temi: I Reali di Savoia, l’Anno Santo, gli Illustratori, la monarchia, il fascismo, la campagna d’Africa. Spiccano le storiche ditte come Talmone, Unica, Venchi-Unica e alcune forme particolari, come cestini o torte postali.

Merita sicuramente di essere citata una confezione datata 11 marzo 1929. Firmata da Gabriele d’Annunzio, definisce i biscotti come migliori di quelli prodotti dai concorrenti inglesi.

La storia d’Italia è raccontata da queste scatole di cioccolata, caramelle, cacao e biscotti. Scorrono sotto agli occhi le mode dell’epoca, i cambiamenti storici e artistici, l’evoluzione della grafica e della pubblicità.

Si può persino lasciare “in questi scrigni magici” un bigliettino con un personale desiderio.

Prenotate la vostra visita gratuita.
Venerdì: 10.00-13.00 – Sabato e domenica: 10.00-13.00 / 15.00-19.00
Via del Palazzo, 8 – 00025 Gerano (Roma) – Tel: +39 3487960033
Mail: scatolemarina@hotmail.com

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Dopo aver ripercorso con nostalgia un’Italia di altri tempi, possiamo approfittarne per conoscere Gerano, piccolo borgo a 502 m di altezza posto su un colle tufaceo dei Monti Ruffi, circondato da boschi di castagni, uliveti e vigne. Immerso nella valle di Giovenanzo, di fronte ai Monti Prenestini e al Santuario della Mentorella luoghi cari al Papa Giovanni Paolo II. A Gerano sono conservati ruderi di ville romane o la Fontana di Ciocio del II secolo d.C. di importanza storico-archeologica.

Il centro storico, custodito dalle tre porte (Porta Maggiore, Porta Cancello, Porta Amato) ci ricorda che il paese nel medioevo possedeva un castello fortificato sul monte Geranum e per la sua importanza strategica e la fiorente economia, era conteso tra la diocesi di Tivoli e l’abate di Subiaco.

Al X secolo risale la Chiesa di Santa Maria Assunta, situata al centro del borgo, con la sua torre campanaria alta 25m e 4 campane, in stile gotico medievale, ampliata durante la prima metà dell’Ottocento sotto la supervisione meticolosa dell’architetto Valadier.

Conserva all’interno l’icona della “Madonna del Cuore” dipinta nel 1729 da Sebastiano Conca, venerata con devozione a ricordo del miracolo secondo cui due Gesuiti portarono a Gerano l’immagine e terminata la loro missione, ogni volta che tentavano di portarla via, cominciava a piovere violentemente, fintanto che lo la lasciarono lì, pensando di assecondare così la volontà divina.

Continuando la passeggiata, incontriamo la Torre dell’abate Giovanni V, edificata a protezione dell’omonimo Palazzo “il Palazzo di Corte”, la Chiesa della SS.ma Annunziata (XV Secolo) e nelle vicinanze di Fontana di Leo la Chiesa di Sant’Anna (1773) la più piccola del borgo (m 7,00 x 5,00).

In prossimità di Porta Amato, nella Chiesa di San Lorenzo Martire, risalente anch’essa all’anno mille e ristrutturata a fine ‘700 trionfa il  “Martirio di San Lorenzo” del pittore Domenico Fiorentino.

Poco distante dal paese la Chiesa di Sant’Anatolia (VI Secolo) rappresenta il luogo dove ogni anno in luglio laicità e religiosità si fondono, quando durante la festa in onore di Sant’Anatolia (patrona del paese) si svolge la secolare fiera di merci e bestiame, basata sullo scambio di prodotti agricoli e artigianali, e numerosi pellegrini e nomadi si riuniscono nel prato antistante per festeggiare con balli e canti notturni.

Per apprezzare appieno la cultura e le tradizioni di un territorio non ci resta che assaporare la cucina geranese che ha come piatto principe sicuramente gli “strozzapreti”, pasta realizzata con farina di grano mista a farina di granturco, condita con una salsa detta “pistecchia” fatta con pomodoro, aglio, olio, prezzemolo, peperoncino ed alici, serviti in scifette artigianali in legno. Il loro nome deriva dal passato quando la plebe poteva permettersi solo pasti semplici e poco costosi, a differenza della nobiltà e dei preti.

Altro piatto goloso sono le “gnocche pelose”, tagliatelle condite con funghi porcini e salsicce ed i “maccarunacci co’ gli cici” pasta condita con sugo con ceci e pancetta, “le zazzicchie e verole” (salsicce e castagne caldarroste) da accompagnare con pane rigorosamente cotto a legna e del buon vino rosso, concludendo con i dolci secchi “ciammillitti de magru”, biscotti secchi con nocciole, zucchero, vino bianco, olio d’oliva, farina e sale.

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