L’aspetto attuale di Castel Sant’Angelo a Roma è il frutto di numerosi interventi sulla struttura che in origine era un sepolcro imperiale.

Amante della cultura orientale, l’imperatore Adriano nel II secolo d.C. decise di costruire per sé e per la propria famiglia un mausoleo a tumulo nella zona al di là del Tevere, fuori dalle mura della città. La tomba era collegata alla città da un ponte, chiamato Pons Aelius, su cui successivamente fu realizzato l’attuale Ponte Sant’Angelo con le statue di Bernini.

Nel 271 l’Imperatore Aureliano ampliò le mura di Roma e il mausoleo ricadde all’interno, perdendo la sua funzione funebre per trasformarsi in fortezza. Il suo ruolo fu cruciale quando i Goti di Odoacre conquistarono Roma nel 476, e oltre mille anni dopo, nel 1527, durante il Sacco di Roma dei Lanzichenecchi.

La struttura dell’edificio si prestava naturalmente a non essere espugnata. Per questo motivo l’Adrianeum divenne un luogo molto significativo durante i vuoti di potere dell’epoca medioevale, quando le famiglie romane si contesero la sua proprietà, prima i Teofilatto, poi i Crescenzi e i Pierleoni.

Per ultimi arrivarono gli Orsini, con i quali il destino del Castello subì una svolta: Papa Niccolò III, al secolo Gaetano Orsini, nel 1277 era proprietario della struttura e pontefice. Da quel momento entrò a far parte delle proprietà papali e legò il suo nome all’Arcangelo Michele, apparso nel 590 d.C. a Papa Gregorio Magno durante una processione. Si narra che l’apparizione dell’angelo pose fine a una grave pestilenza e Papa Niccolò fece costruire una cappella in memoria dell’evento miracoloso: da quel momento il Castello venne dedicato all’Angelo guaritore, con la statua dell’angelo mentre ripone la spada sulla sommità della fortezza, progettata da Antonio da Sangallo.

Nel Rinascimento,​ Papa Giulio II decise di trasformare il baluardo in una comoda residenza, richiedendo l’opera di Michelangelo per la facciata laterale della cappella di SS. Cosma e Damiano e Giuliano da Sangallo per la loggia.

Papa Giuliano della Rovere risistemò il Passetto che collega, attraverso una via aerea protetta, il Castello con i Palazzi Vaticani. Gli ultimi anni prima del 1870 il Papa ne fece spesso uso e il Castello divenne la prigione di carbonari, patrioti e oppositori del Pontefice, fino alla conquista di Roma dei garibaldini.

 

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