Chiese segrete di Roma. Un fine settimana per ‘assaggiarle’

Quante sono le chiese di Roma? Certo più di novecento. Non tutte antiche, non tutte sfolgoranti, non tutte aperte. E con gli Oratori e gli altri luoghi di culto ci avviciniamo a quota mille! Una vita per vederle tutte; un fine settimana almeno per scoprire alcune di quelle ‘segrete’, dentro Palazzi DOC, conventi e confraternite.

Via Veneto, chi non la conosce! La via della ‘dolce vita’, la più celebre di Roma, che scivola ampia e alberata da Porta Pinciana a Piazza Barberini, tra alberghi, caffè e super boutiques. Eppure, a fine discesa, c’è una chiesa, quasi invisibile. I romani la chiamano chiesa dei Cappuccini. Contiene opere di Guido Reni, di Lanfranco e Pietro da Cortona; ma la si visita soprattutto per la cripta, che ha del misterioso e magico, un po’ horror e insieme sacrale. L’iscrizione che si legge entrando – “Quello che voi siete noi eravamo; quello che noi siamo voi sarete” – ovviamente in latino, non lascia dubbi: nelle cinque cappelle le pareti sono decorate con le ossa dei 400 frati cappuccini che dimorarono nel convento attiguo, dal ‘500 in poi.

Per rinfrancarsi un drink è necessario: niente di meglio che uno dei dehors dei tanti caffè di Via Veneto, vitalissimi, ed è proprio il caso di sottolinearlo, a tutte le ore del giorno e della notte.

A due passi, a lato dell’Hotel Majestic di Gaetano Koch, c’è una breve scalinata che sale a Via degli Artisti: una cancellata, un piccolo viale alberato, ed ecco la chiesa di Sant’Isidoro, vicinissima all’Ambasciata Americana e ‘attaccata’ all’Istituto Svizzero di Roma, una delle tante chiese ‘straniere’ di Roma. Perché straniere? Perché a Roma, la città dei papi, molte nazioni cattoliche hanno la ‘loro’ chiesa, come San Luigi dei Francesi – notissima per le ‘storie di san Matteo’ di Caravaggio – o la germanica Santo Spirito in Sassia sul Lungotevere vicino a Castel Sant’Angelo, o Sant’Antonio dei Portoghesi, non lontano da Piazza Navona; o ancora, più periferica sull’Aventino, Santa Maria del Priorato, la chiesa dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. A Sant’Isidoro si parla irlandese, oltre al latino, la lingua comune del mondo cattolico, dal 1625! La sua segretezza? perché apre solo per la messa domenicale e per alcune feste, perché non si vede dalla strada, e perché ‘nasconde’ una misconosciuta opera di Bernini, realizzata a quattro mani dall’arcinoto e impagabile Gian Lorenzo, e dal figlio: in una cappellina ricca di marmi preziosi e colorati un dolcissimo altorilievo della Madonna del Latte, sensuale, viva, rivolge al visitatore il seno scoperto, sostenuto dalle mani affinché il nutrimento sia più abbondante. Davvero una scoperta che dà i brividi.

S.Silvestro al Quirinale – Roma

Per Roma è bello andare a piedi, raggiungere le proprie mete non è mai così lontano; e con questa premessa, risalendo per Via Quattro Fontane – la ‘direttrice’ di papa Sisto V aperta per collegare le chiese giubilari – eccoci al Quirinale. E’ la laicissima residenza del Capo dello Stato; ma non è stato sempre così: in origine era la dimora estiva dei pontefici, che d’estate lasciavano la calura del Vaticano, vicino al Tevere, e si trasferivano sul colle, uno dei 7 di Roma, ventilato, salubre e panoramico. Il Palazzo – è noto – è più che bello; e lo è anche la Cappella, tornata splendida dopo un recentissimo restauro. Con un po’ di fortuna la si può visitare godendo anche dell’ottima musica dei concerti domenicali, esclusivi ma gratuiti, secondo un programma consultabile sul sito.

Distanza praticamente nulla per raggiungere San Silvestro al Quirinale, scendendo verso i Mercati di Traiano. Ma intanto è suggestivo fermarsi sulla piazza e attendere il cambio della guardia d’onore che offre uno spettacolo sempre differente, con l’avvicendarsi dei diversi reparti militari, a volte tutti al femminile, e in alcune occasioni con esibizioni delle Bande musicali militari. Certo quando si tratta dei Corazzieri, l’emozione è assicurata: tutti altissimi, come in una squadra di basket! E pure a cavallo!

La chiesa è piccola e sfarzosa, la frequentava Michelangelo. Occhi al soffitto, del ‘500, con dipinti incorniciati d’oro, e all’altar maggiore, una specie di matrioska perché una pala d’altare dipinta protegge una nicchia con un piccolo affresco dentro: è una Madonna del latte, bizantineggiante, preziosa su un luminoso sfondo a foglia d’ora. E intorno? La scuola pittorica che ‘furoreggiava’ a Roma con Raffaello e anche dopo la sua scomparsa, nel 1520 a 37 anni, ha lasciato sulle pareti testimonianze di lusso; e Ottaviano Mascherino, geniale artista rinascimentale dalle soluzioni nuovissime e ardite, ha firmato la Cappella Bandini, ottagona, sontuosa, con la cupola e il lanternino.

Via Giulia – Roma

Dal Quirinale una scalinata regale, o, a scelta, la tortuosa Via della Dataria, conduce in fretta a Via di San Marcello, magari sostando un momento a godere del biancheggiare e del fragore da cascate del Niagara di Fontana di Trevi, splendido terminale dell’acquedotto Felice. Sempre che si riesca a fendere la folla che per nulla al mondo rinuncerebbe a una foto o un autoscatto con la facciata d’acqua scrosciante alle spalle.

Sempre in zona, la via è piccola, e lo è altrettanto il Santuario della Madonna dell’Archetto, oltre una cancellata, realizzato in tempi ‘recenti’ rispetto alla storia di Roma, cioè a metà dell’800, per proteggere un dipinto del 1690, miracoloso e assai venerato: una Madonna che nel 1696 mosse gli occhi; e cento anni dopo mosse nuovamente gli occhi e pianse, come sembra sia successo per altre immagini sacre di Roma, durante l’invasione francese della Città.

Minuscolo, ma prezioso per il suo significato, il Santuario dell’Archetto; piccola, ma grandiosa, invece, la Cappella del Monte di Pietà, nel Palazzo e nella piazza che portano lo stesso nome: siamo vicini a Via Giulia e a Piazza Farnese, luoghi da sempre tra i più eleganti di Roma; e a Ponte Sisto, ‘porta’ della Trastevere più modaiola e affascinante.

Il Palazzo ha una storia complessa, effetto degli ampliamenti necessari al vigoroso crescere degli affari della congregazione che prestava ai poveri su pegno “senza interesse alcuno al restituire de’ denari”: dal 1604 tre dimore gentilizie furono accorpate – tra queste anche la casa dei Barberini, prima che papa Urbano VIII decretasse il trasferimento della famiglia su Via Quattro Fontane, nel palazzo divenuto spettacolare con gli interventi di Borromini, Bernini e poi con l’incredibile ‘sfondamento’ del soffitto dipinto da Pietro da Cortona, ora perfetta sede della Galleria Nazionale d’Arte Antica -; e fu costruita una Cappella. Preziosissima. Marmi rossi, verdi e gialli, di Sicilia e dell’Asia Minore, la ricoprono totalmente, con un effetto cromatico sfolgorante. Una galleria straordinaria di bassorilievi e statue in marmo bianco di Carrara anima le pareti; nella cupola, infine, rivestita di stucchi dorati, sono inseriti dei medaglioni con episodi della storia del Monte di Pietà. L’effetto è di grande meraviglia. E di grande ricchezza. Proseguendo la vocazione originaria, il Palazzo è ora proprietà di una banca, e la Cappella si visita su prenotazione o nelle giornate dell’ABI “Invito a palazzo”, una volta l’anno.

Chiesa SS. Quattro Coronati – Roma

Potendo prolungare il soggiorno romano ancora un po’, chiudiamo in bellezza. Andiamo a scoprire almeno uno dei gioielli medievali di Roma, vicino al Colosseo, forse il più ‘segreto’ di tutti: perché è nel monastero di clausura dei Santi Quattro Coronati, in una piazzetta silenziosa, deserta. Un cortile; un secondo cortile; la Chiesa dei Santi Quattro; una porta per accedere al chiostro, con colonnine e archetti. Un attimo di smarrimento: sembra di aver valicato una porta magica, che immette in un altro tempo, in un altro mondo. Nulla dell’esterno caotico romano penetra. Solo silenzio e contemplazione. Lungo un braccio del chiostro una piccolissima cappella, dedicata a santa Barbara, vale una brevissima sosta. Non è certo il Sacello di San Zenone della Basilica di Santa Prassede nel rione Monti, coi mosaici del IX secolo e il fondo d’oro perfettamente conservati: qui resta poco degli affreschi del IX secolo, ma è un luogo citato una sola volta nella letteratura storica, nel Libro dei Papi. Per questo è un’eccezione.

Quirinale Cappella Paolina – Roma

Ed eccoci alla sorpresa che i Santi Quattro ci regalano. Già chiedere le chiavi per entrare allo sportellino con la ‘ruota’, dove venivano lasciati i bimbi indesiderati, non è di tutti i giorni. Una piccola elemosina, la ruota gira senza che si possa vedere ‘l’operatore’, e con le chiavi si apre l’Oratorio duecentesco di San Silvestro. Il pavimento è tutto disegnato e colorato coi marmi più vari, anche con grandi dischi di un marmo ormai estinto, il porfido rosso: lo fecero i Cosmati, dal 1100 ‘maghi’ romani del marmo; le pareti, interamente dipinte con un ciclo di affreschi, offrono una bellissima storia a fumetti di papa Silvestro e Costantino, l’imperatore dei cristiani. Evidente il messaggio politico del programma, legato al potere temporale della Chiesa. Nell’abside, come sempre, l’immagine ‘sacra’: il Cristo pantocratore che offre la sua benedizione. E gli autori? Ignoti, ma di grande qualità: sia perché la tecnica dell’affresco non era alla portata di tutti gli artisti, anzi lo era davvero di pochissimi; sia perché il convento era a un passo dalla sede del pontefice e della sua corte, allora nel Palazzo del Laterano. Tutto intorno doveva essere splendido, a testimoniare il potere universale della Chiesa.
Uno spuntino veloce nei tanti locali dei dintorni, magari davanti al Colosseo o agli scavi di Via di San Giovanni in Laterano – per i romani ‘Stradone’ di San Giovanni – e, rigenerati nel fisico e nello spirito, possiamo reimmergerci nella quotidianità.

 

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