Ci sono ponti e ponti… andiamo alla scoperta di quelli romani

Roma, città eterna, città tra le più belle al mondo dove la storia è in ogni vicolo e il suo fascino ti travolge a ogni respiro. Tutto già noto o qualcuno vuol dire il contrario? Ma… la conosciamo davvero bene Roma? L’abbiamo davvero potuta osservare da ogni suo scorcio?

Se così non fosse, leggete cosa vi proponiamo e seguiteci perché vi porteremo nel tour dei ponti romani orlati da argini ottocenteschi che vi mostreranno angoli e prospettive uniche. Click! Portatele con voi con uno scatto che immortalerà per sempre questo vostro ricordo.

I ponti romani sono tutti molto antichi, i loro nomi e la loro storia sono legati a chi li costruì, imperatori, architetti o leggende. Sono ponti che narrano la storia della città e a volte le gesta dei condottieri che si distinsero nelle loro opere. Sono ponti di grande valore artistico, per questa ragione alcuni pezzi originali sono conservati nei musei. Iniziamo, dunque, il nostro tour dal ponte più antico.

Ponte Fabricio

Siamo all’Isola Tiberina, sul Ponte Fabricio il cui nome si deve al suo costruttore, Lucio Fabricio, che lo fece realizzare nel 62 a.C. Questo ponte è conosciuto anche come Ponte Giudeo o Quattro Capi, per i quattro architetti che lo restaurarono al tempo dei papi, puniti con la morte per le loro continue liti sul progetto! Attraversate le due grandi arcate, raggiungerete da un lato l’Isola Tiberina e dell’altro il Rione Sant’Angelo. Il ponte, oltre a rappresentare un comodo accesso, è stato anche, come ricorda Orazio, il luogo preferito per il suicidio di tutti coloro che volendo porre fine ai propri giorni si gettavano nel fiume.

Ponte Cestio

Per raggiungere la riva destra del Tevere, dovete invece attraversare Ponte Cestio realizzato in epoca romana, per collegare l’Isola Tiberina a Trastevere. Il suo costruttore fu probabilmente Caio Cestio, lo stesso illustre personaggio che si fece erigere, come personale tomba, la famosa piramide di Roma. Nel Quattrocento il ponte fu denominato “ponte S. Bartolomeo”, dalla omonima chiesa che sorge sull’Isola Tiberina. Nel Seicento prese la definizione di “ponte Ferrato”, dalla gran quantità di catene di ferro dei molini presenti nel fiume.

Ponte Sisto

Un passaggio all’occhialone è d’obbligo. E’ con questo nome che è riconosciuto Ponte Sisto, per il grande foro circolare sul pilone centrale, che da sempre ha funzionato da campanello d’allarme in caso di piena del fiume. Fu proprio una piena a distruggerlo nel 792, evento che per lungo tempo gli fece attribuire i nomi di “Ruptus”, “Tremulus” o “Fractus”. Questo ponte ha avuto nel corso dei secoli molte modifiche e molte sue parti sono state asportate, ma potrete ammirarle nel Museo Nazionale Romano.

Ponte Milvio

Risalendo il fiume si incontra quello che nel Medioevo era conosciuto come Ponte Mollo, ovvero Ponte Milvio, uno tra i più celebri e antichi di Roma, oggi cuore della movida della capitale. La sua origine risale, con probabilità, al IV-III secolo a.C. ed era inizialmente in legno. Fu poi rifatto ex novo e prese il nome dal magistrato che ne autorizzò la costruzione in muratura, tale “Molvius”, donde “Molvio” e quindi Milvio. È qui che Costantino ebbe la sua conversione divenendo il primo Imperatore cristiano a seguito della visione della Croce alla vigilia della battaglia del 312 d.C. da lui vinta, con la quale strappò il titolo imperiale a Massenzio.

Ponte Sant’Angelo

Il più fotografato tra i ponti romani è Ponte Sant’Angelo, restaurato dal Bernini nella metà del XVII secolo con le dieci statue decorative che rappresentano gli angeli che hanno con loro gli strumenti della Passione di Cristo. I dieci angeli posti sul parapetto vennero realizzati e scolpiti da allievi e collaboratori del Bernini. Il Bernini invece realizzò due statue, l’Angelo con la corona di spine e l’Angelo con il cartiglio, che vennero presto spostati per non essere danneggiati. Oggi è possibile ammirarli nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte. Ponte Sant’Angelo fu per molto tempo il ponte che i pellegrini dovevano attraversare per raggiungere San Pietro. Considerato a quei tempi uno dei ponti più belli di Roma, con lo sfondo del Castello, rappresentava una sorta d’introduzione a un’esperienza mistica che i pellegrini, dopo un lungo viaggio, erano pronti a realizzare.

Bisogna aspettare invece la fine dell’Ottocento, con i primi processi di industrializzazione, per la costruzione del Ponte dei Fiorentini, oggi sostituito dal Ponte Principe Amedeo che congiunge Piazza della Rovere con il Lungotevere e la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini all’inizio di via Giulia. Dedicato al principe Amedeo di Savoia, eroe di guerra, fu realizzato su progetto di Stoelcker nel 1942 in sostituzione del “Ponte sospeso dei Fiorentini” che si trovava appena più a valle.

E’ un capolavoro di ingegneristica e di archeologia industriale, è il Ponte dell’Industria nei pressi del quartiere Testaccio, che collegava la prima stazione ferroviaria romana con il porto di Civitavecchia: era un ponte in parte alzabile per consentire il traffico dei velieri. Venne costruito da una Società Belga per dar modo alla linea ferroviaria di Civitavecchia, che fino ad allora aveva avuto la sua stazione appena fuori porta Portese, di congiungersi alla nuova stazione ferroviaria centrale di Termini.

Tra il 1939 e il 1942 venne invece costruito il Ponte Duca d’Aosta per collegare il quartiere Flaminio con il Foro Italico. Alle testate è impreziosito da cippi recanti in altorilievo le gesta dei soldati italiani nella Prima Guerra, gli altorilievi sono opera di quattro scultori: Ercole Dei, Domenico Ponzi, Oddo Valenti, e Vico Consorti. Al ponte sono legate le memorie dei “fiumaroli” che frequentavano gli stabilimenti balneari sul fiume, in voga nella zona, prima della costruzione del ponte. Il più noto era lo stabilimento balneare a fiume del Polverini, che possedeva anche un piccolo arenile, e l’isola dei Zibibbo.

Attraversa il Fiume Aniene, è il vecchio Ponte Salario al confine tra i quartieri Parioli e Trieste e la Zona Val Melaina. Le origini del ponte sembrano essere antichissime e risalire addirittura a prima di Romolo. Parrebbe infatti che il ponte fosse stato costruito in origine dagli Etruschi e che, al tempo del primo re di Roma, vi siano passate le Sabine vittime del celebre Ratto compiuto dai Romani. Il ponte rappresenta infatti il passaggio sul fiume Aniene della Via Salaria, che collega Roma alla Sabina.

Buon ponte… a tutti

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