Museo Civico Archeologico Fara in Sabina

Il MUSAF, Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina, dal 2001 è collocato all’interno del Palazzo cinquecentesco Brancaleoni, situato nella piazza principale dove si trovano anche il Duomo e la Torre Campanaria. Prima del 2001 il Museo era ospitato presso l’Abbazia di Farfa.

Museo civico archeologico di Fara in Sabina

Museo civico archeologico di Fara in Sabina

Il Museo costituisce oggi una delle fonti di attrazione turistica più importanti di Fara in Sabina. Un vero gioiello, punto di riferimento dell’antica civiltà sabina sulla quale c’è ancora molto da sapere e da scoprire. Il Museo dedica ampio spazio all’esposizione dei corredi che fanno riferimento agli scavi provenienti dai due siti più importanti dei sabini: il centro abitato di Cures e la Necropoli di Eretum.

L'Ingresso al Museo

L’Ingresso al Museo

A dare il benvenuto al visitatore che fa ingresso al museo sono due imponenti statue rinvenute in tempi recenti. Queste, una figura femminile e una maschile, hanno una datazione risalente molto probabilmente tra il I o II secolo d.C., in piena età imperiale, mentre l’esposizione all’interno del Museo copre un arco temporale compreso tra la Preistoria e l’Epoca romana.

LA CITA’ DI CURES
La prima sala del Museo espone i resti di Cures, il primo centro della sabina. Gli storici antichi hanno confermato la suddivisione del territorio della Sabina in due distinte unità: quella interna, montuosa e dedita alla pastorizia, e quella tiberina più vicina a Roma e al Tevere con un’economia molto più dinamica e ricca, dedita agli scambi con gli Etruschi, i Miceni e altre civiltà.
Lo dimostrano i ritrovamenti esposti nella sala come i vasi dalla fattura elaborata, i bronzi, le fibulae (spille) con inserti in ambra. Molto interessanti anche le ceramiche di importazione, suddivise in ceramiche da banchetto e ceramiche per utensili.

La Sala della Capanna di Cures

La Sala della Capanna di Cures

LA SALA DELLA CAPANNA
Una stanza del Museo è riservata alla Capanna di Cures, eccezionale testimonianza del grado di civiltà dei Sabini e dell’economia che regolava la popolazione. Straordinarie le ceramiche ritrovate all’interno della capanna decorate con la tecnica “white on red”, disegni bianchi su fondo rosso, di derivazione chiaramente etrusca.

Il Cippo di Cures

Il Cippo di Cures

LA SALA DELLA SCRITTURA
Un ulteriore spazio del Museo è dedicato al Cippo di Cures, testimonianza epigrafica importantissima che fa riferimento alla lingua dei sabini del periodo che risale alla seconda metà del III secolo a.C.. La sua particolarità è la disposizione dei caratteri che costituisce il primo esempio di scrittura che va a capo. Fino a quel momento, infatti, le iscrizioni solevano seguire la disposizione bustrofedica: le linee andavano da destra verso sinistra e da sinistra verso destra, similmente al movimento dell’aratro trainato dai buoi. Il cippo di Cures, invece, con la sua iscrizione che va a capo, rappresenta una innovazione rivoluzionaria e testimonia il grado di civiltà che il popolo della sabina vantava. Dalla parziale traduzione si può dedurre che si trovava ad indicare un edificio con funzione pubblica.

La Sala con le pareti decorate di Palazzo Brancaleoni

La Sala con le pareti decorate di Palazzo Brancaleoni

LA NECROPOLI DI ERETUM
Superata la Sala della Scrittura si fa ingresso nelle stanze con le pareti finemente decorate e il soffitto cassettonato. Qui le teche espongono i reperti provenienti dal sito della Necropoli di Eretum. Spiccano in particolar modo i resti del corredo funerario della Tomba XI.

La Sala del Carro del Principe - Tomba XI

La Sala del Carro del Principe – Tomba XI

LA SALA DEL CARRO DEL PRINCIPE
Una stanza è interamente dedicata all’ultimo gioiello acquisito dal Museo: il Carro del Principe di Eretum.
La sala che lo accoglie è dotata di pannelli esplicativi e di supporti multimediali che aiutano i visitatori a comprendere il significato storico e culturale dello straordinario reperto esposto.
Trafugato con il corredo della Tomba XI durante i lavori di costruzione di un nuovo edificio, il Carro del Principe è stato ritrovato molti anni dopo all’interno delle collezioni della NY Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e restituito definitivamente alla comunità di Fara in Sabina nel 2024.
Nelle decorazioni del calesse si dispiegano una straordinaria varietà di animali, di esseri ibridi e fantastici, realizzati con una maestria eccezionale, probabilmente ad opera di artigiani ceretani.

La Sala del Trono - Tomba XXXVI

La Sala del Trono – Tomba XXXVI

LA SALA DEL TRONO
Di fronte alla sede del Museo è possibile accedere all’interno di un altro piccolo edificio dove sono esposti i reperti della Tomba XXXVI della necropoli di Colle del Forno, rappresentanti un altro rilevante ritrovamento archeologico.
Si tratta, anche in questo caso, di una grande tomba destinata ad ospitare un Re che dopo la morte fu incenerito, come quello della Tomba XI, e non inumato come era consuetudine per i defunti. La grande camera funeraria conteneva un bellissimo trono in terracotta, oggi ammirabile in condizioni perfette esposto al centro della sala museale.
I reperti della Tomba XXXVI sono numerosi e comprendono anche un carro da guerra. Molto probabilmente i cavalli del Re che avevano trainato il carro, furono sacrificati durante la cerimonia funebre, travolgendo e danneggiando alcune anfore vinarie lì deposte. La tomba fu riaperta per ospitare le ceneri di una donna, probabilmente la moglie del defunto.

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