Malgrado l’iscrizione che che attribuisce la costruzione del Pantheon a Marco Vipsanio Agrippa, genero dell’Imperatore Augusto, la versione del tempio che noi oggi ammiriamo fu opera dell’Imperatore Adriano, circa 150 anni dopo.

La prima versione era rettangolare e si affacciava su un’ampia piazza: il progetto di costruire un luogo di culto per tutti gli dei dell’Olimpo ricadeva nella sistemazione monumentale del Campo Marzio, voluta da Augusto dopo la conquista dell’Egitto.

Il Pantheon, che si innalzava a due passi dalle Terme di Agrippa, venne inaugurato intorno al 25 a.C. e costituì un unico complesso religioso assieme ai Septa Iulia e al Tempio di Nettuno.

Un devastante incendio lo distrusse nell’80 d.C. e si decise così di ricostruirlo. Ma sarà soltanto Adriano a concepire l’audace progetto della cupola più grande dell’Antichità, con l’aiuto dell’architetto Apollodoro di Damasco, nel 125 d.C. Il pronao ospita ancora alcune delle colonne che dovevano sorreggere la struttura augustea, così come le due nicchie che vi si aprono dovevano contenere le statue di Agrippa e di Augusto un tempo collocate di fronte al tempio.

Nel tempo il Pantheon subisce diverse spoliazioni, soprattutto da parte di Urbano VIII, che userà il bronzo del pronao per la realizzazione del baldacchino di San Pietro e 80 cannoni di Castel Sant’Angelo. Ma nel complesso l’edificio rimane intatto grazie al fatto che nel VII secolo viene trasformato in chiesa con il nome di Santa Maria ad Martyres. Ancora oggi è una chiesa consacrata nella quale si svolgono messe e matrimoni, mentre lungo le pareti si trovano tombe illustri, come quelle di Raffaello Sanzio e Annibale Carracci, il Re d’Italia Vittorio Emanuele II, suo figlio Umberto I con la regina Margherita. Tra le decorazioni più pregevoli, l’affresco di Melozzo da Forlì dedicato all’Annunciazione.

La cupola, che andò a coprire l’area della piazza antistante l’antico Pantheon, raggiunge una dimensione limite, oltre la quale avrebbe rischiato il collasso: 43,44 metri, la stessa distanza tra il pavimento all’oculo centrale. Di fatto, costituisce una sfera perfetta.

Al centro del pavimento alcuni fori permettono la raccolta dell’acqua piovana che nel passato spesso non entrava nel tempio in virtù della alta temperatura provocata dalle numerose candele accese all’interno. Questo fenomeno aveva fatto gridare al miracolo.

 

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