La Riserva Naturale Regionale dei Monti Navegna e Cervia è situata nella Provincia di Rieti e si estende per circa 3600 ettari comprendendo i terreni bagnati dai fiumi Salto e Turano.

Vista sul Lago del Turano
L’area interessa ben 9 comuni: Ascrea, Castel di Tora, Collalto Sabino, Collegiove, Marcetelli, Nespolo, Paganico Sabino, Rocca Sinibalda e Varco Sabino.

Foto della Riserva da Facebook@RiservaNaturaleMonteNavegnaeMonteCervia
Nella Riserva ci sono paesaggi eterogenei che derivano dalle peculiarità climatiche e vegetali, ma anche dalla presenza dell’uomo.
Ad alta quota incontriamo i boschi montani, più sotto le faggete e i querceti misti. Quindi scendendo i pascoli cespugliati che si stanno trasformando in giovani boschi e i castagneti da frutto, tra cui sono presenti individui plurisecolari. Continuando a degradare verso la pianura troviamo le pareti carbonatiche che fanno da cornice ad alcuni torrenti. Infine, troviamo il “paesaggio delle dighe” originato dalla costruzione sul finire degli anni Trenta dei bacini idrici artificiali del Salto e del Turano. Complessivamente il 70% della superfice della Riserva è coperta da boschi.

Lago del Turano
Tra le montagne troviamo a nord i rilievi del Monte Navegna (1508 m s.l.m) dalle cui vette è possibile ammirare il lago del Turano e il lago del Salto e che si può raggiungere da un itinerario escursionistico che parte da Ascrea. A seguire il Monte Filone e a sud, separato dal Fosso dell’Obito, si staglia il Monte Cervia (1438 m s.l.m), un’estesa dorsale montuosa che si raggiunge da un percorso che parte da Collegiove.

Forra di Riancoli – ©VeronicaIovino
La dorsale viene interrotta dalle profonde gole del Fosso di Riancoli, che si possono raggiungere in un percorso di trekking non molto impegnativo per quanto molto suggestivo. La gola ha un andamento orizzontale ed è ricca di scivoli tra le rocce, piscine naturali e vasche da attraversare con la giusta attrezzatura. E’ comunque possibile raggiungere ben sette punti da cui tuffarsi nei bacini di acqua.

Vista su Ascrea dalle Gole dell’Obito, foto da Facebook@RiservaNaturaleMonteNavegnaeMonteCervia
Come quello di Riancoli, anche il Fosso dell’Obito taglia da est a ovest la dorsale montuosa, separando il rilievo del Navegna da quello del Cervia. Il sentiero che percorre Il fosso è spettacolare e parte da Paganico Sabino. Dopo poche centinaia di metri si incontra la Mola e la Sorgente Fonte della Signora”. Il sentiero attraversa il fosso dell’Obito su un antichissimo ponte “ponticchiu a pèé” e poi risale all’interno della gola superando un secondo ponte “ponticchiu a Capu. Proseguendo in salita si arriva ai margini di un castagneto e ad una biforcazione. Si può scegliere di proseguire fino in vetta oppure scegliere il ramo che costeggia il corso d’acqua e raggiungere Marcetelli. Il nome Obito deriva probabilmente da “oves” (pecore), a segnalare un antico varco fra i monti per la transumanza delle greggi. Gli ambienti isolati e proibitivi della forra ospitano diversi tipi di vegetazione e sono frequentati da specie rare e sensibili quali il Falco pellegrino e il Merlo acquaiolo. A sud di questa valle è situato il Monte San Giovanni. Nella zona sud- orientale sono presenti i rilievi che circondano il paese di Nespolo e che costituiscono il confine regionale con l’Abruzzo.

Fecebook@RiservaNaturaleMonteNavegnaeMonteCervia
Per quanto riguarda la vegetazione predominante è la presenza di faggete con taxus. Molto diffuse sono le foreste di cerreto e boschi misti a prevalenza di carpino nero. Durante le escursioni si possono trovare esemplari di carpino bianco, roverella, salice comune e pioppo bianco.
Tra gli animali troviamo il lupo, ma anche tassi, volpi e cinghiali. Occasionalmente si trovano cervi. Sono presenti 14 specie di chirotteri alcuni considerati a rischio di estinzione.
Tra gli uccelli sono presenti l’aquila reale, il falco pellegrino, il corvo imperiale. Passeggiando nei boschi si incontra il picchio rosso maggiore, il picchio verde, la ghiandaia mentre nei pressi dei torrenti vive il merlo acquaiolo. Tra i rapaci diurni si annoverano lo sparviere, il biancone, la poiana e il gheppio; tra quelli notturni l’allocco, la civetta e il barbagianni.
La riserva è sfiorata dalla Strada del Tartufo e della Castagna valle del Turano, un percorso enogastronomico che si snoda in un’area della Sabina molto ricca dal punto di vista naturalistico e storico. Vi consigliamo quindi di fare un viaggio nella cultura del territorio assaggiando tutti i prodotti tipici locali e i piatti della tradizione.