Salire in ginocchio ventotto gradini di marmo coperti con tavole di noce, per ognuno una preghiera, per ogni scalino un pentimento, prima di arrivare in cima all’adorazione dell’immagine di Dio crocifisso. Questo è il rito che ogni giorno compiono migliaia di pellegrini da tutto il mondo, salire carponi la Scala Santa nel Santuario della Passione, davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano. Pare che i ventotto gradini siano stati messi in opera cominciando dall’alto, per non essere calpestati dagli operai ma toccati solamente dalle ginocchia dei fedeli oranti.

Una leggenda antica la identifica come la scala del palazzo di Ponzio Pilato, quella che Gesù discese dopo l’incontro con il quinto prefetto di Giudea e la condanna alla flagellazione e crocefissione.

Secondo la tradizione, Elena, la madre dell’imperatore Costantino, la fece giungere a Roma nel 326, direttamente da Gerusalemme. All’inizio si trovava nel complesso dei fabbricati Lateranensi, poi Sisto V, nel 1585, la trasportò davanti al Sancta Sanctorum, la cappella privata dei Papi, il luogo più sacro in assoluto. Al suo interno, in un’arca protetta da una grande gabbia di ferro sotto l’altare, venivano custodite numerose reliquie preziose. Oggi, molte sono esposte, come l’immagine del SS. Salvatore, venerata nei secoli e ritenuta dal popolo romano come “àncora di salvezza” della città.

Dal 1853, per volere di Papa Pio IX, tutto il complesso definitivo della Scala Santa è stato affidato ai Padri Passionisti che fanno del “mistero pasquale” il centro della loro missione.

 

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