Un culto senza tempo: Sant’Antonio Abate nel borgo di Posta

In un vecchio trattato di agricoltura è scritto che l’annata agricola inizia il giorno di Sant’Antonio Abate e termina il giorno di San Martino, durando pertanto dal 17 gennaio all’11 novembre. Le due date sono significative, oltre che onorate dalla Chiesa con le figure di due grandi Santi.

Questa giornata di gennaio viene alla fine di quel periodo dove la notte sembra non debba aver termine, ora il giorno sta riprendendo il sopravvento; così pure la terra, che sembrava morta ed oppressa dal grande buio comincia a rinascere. L’uomo, fin dai primordi della storia, ha segnato questo periodo che prelude alla primavera con una serie di riti propiziatori, sacrifici e feste. Sant’Antonio Abate, santo protettore degli animali domestici, al punto da essere rappresentato sempre con accanto un maialino con una campanella al collo, a Posta è ricordato il 17 gennaio (o la domenica successiva se feriale), il suo culto è fortissimo e nei giorni della ricorrenza si organizzano diversi rituali, tutti legati alla tradizione contadina.

I momenti salienti dei festeggiamenti civili sono: il taglio e la sfilata delle stanghe, l’accensione del fuoco, la sagra degli zampetti e la distribuzione della polenta.

La tradizione nasce nell’ottocento, con l’introduzione dei Codici napoleonici e le leggi di soppressione dei conventi, la chiesa di Sant’Agostino in Posta, che ospitava la statua del Santo omonimo e di San Nicola, divenne luogo laicale e i suoi beni furono devoluti ai conventi dell’Aquila ed il vescovo ne minacciò l’interdizione. Per scongiurare il pericolo la confraternita di san Nicola dette l’avvio alla consuetudine del taglio e della sfilata delle stanghe. Il rito delle stanghe, consiste nell’offerta degli alberi del bosco comunale, che viene tagliato ed al termine della sfilata venduto per ricavare denaro per la conservazione e dell’officiatura della chiesa. Nella seconda metà del secolo questa lunga vicenda religiosa e civile giunse finalmente ad una tappa definitiva: si sciolse la Confraternita di San Nicola che venne sostituita da quella di Sant’Antonio, che fece dedicare la chiesa di Sant’Agostino al proprio santo e aggiunse all’antica statua di San Nicola il maialino rendendola, di fatto, la statua di San Antonio Abate. Da quel momento ebbe inizio la devozione sempre crescente della popolazione al Santo protettore degli animali l’altrettanto devota Confraternita di Sant’Antonio ancora oggi si cura di conservare e tramandare la tradizione dei festeggiamenti religiosi e civili in onore del Santo.

Il taglio dei tronchi o stanghe, attualmente, si svolge nel mese di settembre e rappresenta il momento iniziale dell’organizzazione della festa; è un evento di grande valore simbolico poiché è quello più legato alla tradizione: si effettua nei boschi intorno al Comune di Posta ed è eseguito dai membri della Confraternita di S.Antonio cui dedicano un’intera giornata; è un momento di lavoro comune intenso e significativo, vissuto con l’entusiasmo e con quello spirito di fraterna collaborazione che richiama il senso più profondo della festa in onore del Santo.

Il giorno che precede la festa, nella piazza centrale di Posta, i confratelli preparano un grande falò con la legna di scarto del taglio delle stanghe. Il fuoco è strettamente connesso con la figura di S. Antonio Abate e conserva un duplice valore evocativo. Da un lato ricorda la lotta vittoriosa del Santo contro le fiamme dell’inferno; dall’altro, il fuoco allude alla protezione di S. Antonio sui malati di Herpes Zoster, malattia nota come Fuoco di S. Antonio. La preparazione e l’accensione del fuoco è anch’essa un’occasione di allegra partecipazione, un rito che raccoglie intorno a sé numerose persone. Il braciere rimane acceso per due giorni e diviene il punto di riferimento e di incontro di tutta la festa.

La sfilata delle stanghe trascinate dagli animali è il fulcro di tutti i festeggiamenti in onore di S. Antonio, ne rappresenta infatti la manifestazione più suggestiva e coinvolgente. Il passaggio delle stanghe è il momento culminante di quella tradizione rituale che era iniziata con il taglio dei tronchi e si conclude infine con la loro sfilata per il paese. I preparativi iniziano presto; alle porte di Posta vengono riuniti tutti gli animali che vi parteciperanno, un tempo quasi esclusivamente vacche e buoi, attualmente cavalli, muli e asini. Ciascuno di loro sfilerà trainando un tronco, per questo, secondo un’antica consuetudine, ogni animale viene preparato con grande cura: dapprima ben strigliate, le bestie vengono poi bardate con finimenti variopinti e ornamenti colorati così da creare un effetto d’insieme vivace e festoso.

Dal punto di raduno degli animali ha inizio la sfilata che viene accompagnata dalla banda musicale e procede lentamente lungo la via principale del paese. All’arrivo in piazza, attraverso due ali di folla che aspetta curiosa, gli animali sono benedetti dal parroco e proseguono poi fino alla chiesa di Sant’Antonio dove la sfilata si conclude.
Tale manifestazione ha una forte carica scenografica: le bestie che trainano le pesanti stanghe, i bambini in sella ai cavalli, le persone che si affollano e accompagnano l’avanzare del corteo, sono gli aspetti più caratteristici di questa tradizione. Un rito suggestivo che possiede il fascino dolce del passato, capace di richiamare un mondo arcaico e contadino e restituire quel gusto di un tempo autentico al quale ognuno, almeno per un poco, sente di appartenere.

La degustazione di prodotti tipici accompagna la festa con zampetti, salsiccia arrostite sulla brace del falò e polenta.
Gli zampetti sono un piatto semplice di origine contadina basato sulla cucina degli “stinchi” del maiale. Gli zampetti sono preparati dai confratelli secondo un’antica ricetta che prevede siano conditi, dopo una lunga bollitura, con una salsa piccante di aglio, olio, aceto, prezzemolo, capperi e alici. Piatti e panini di zampetti vengono distribuiti nella piazza di Posta la sera prima della festa, dopo l’accensione del fuoco, e sono accompagnati da salsicce cotte alla brace e da buon vino.
La mattina seguente al termine della sfilata, vicino alla chiesa di Sant’Antonio vengono serviti piatti di polenta offerta e cucinata al momento da una storica famiglia del paese. La consuetudine della polenta è legata, fin dalle origini, al rito delle stanghe; i confratelli che tornavano in paese, dopo il taglio dei tronchi, erano soliti fermarsi vicino alla casa della famiglia Bosi che serviva loro un piatto di polenta perché si rifocillassero dopo il faticoso lavoro.

Con il passare del tempo la tradizione dell’offerta della polenta si è estesa a tutti i partecipanti alla festa. La distribuzione dei piatti di polenta è divenuta quindi un momento di riunione che salda il passato con il presente, la tradizione con la voglia di incontrarsi e di condividere il piacere di un buon piatto.

 

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