Lo spettacolo della fioritura della lenticchia dal mare alla montagna del Lazio, passando per la collina. Come in uno straordinario dipinto, le distese erbose si tingono di mille colori da maggio a luglio. È un prodotto che conquista anche i palati più esigenti.

foto www.magazine.snav.it

Sul mare dell’isola di Ventotene, in provincia di Latina, la lenticchia era già nota ai tempi dei Romani. Dal 2002 la Lenticchia di Ventotene dalla lunga tradizione è inserita tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Lazio. La tipica zuppa di lenticchie è un piatto simbolo della storia dell’isola. Il sapore e la consistenza inconfondibili sono dati dalla buccia molto tenera di colore marroncino chiaro e dalla polpa cremosa.

Da sempre si coltiva con metodi naturali nel fertile terreno vulcanico riconoscibile dai tufi gialli, trachiti e basalti tipici dell’isola. Lungo i sentieri sui cigli della linea di costa, è facile imbattersi in curate coltivazioni di lenticchie. È un prodotto d’eccellenza per la sapienza degli agricoltori locali, rispettosi della tradizione. Qui la fase della spulatura avviene semplicemente avvalendosi della forza del vento.

Le gustose lenticchie di Onano IGP si possono assaggiare lungo i sentieri dell’Alta Tuscia viterbese, a nord-ovest del Lago di Bolsena tra Acquapendente, Gradoli, Grotte di Castro, Latera e San Lorenzo. Tonde e saporite, di colore marrone chiaro, sono note come le “lenticchie dei papi” perché amate da Pio IX e Pio XII.

Siamo in una tra le derrate più antiche di questi luoghi. A Onano la coltivazione risale addirittura al Medioevo quando venivano largamente consumate per compensare la penuria di proteine animali. Non è un caso, infatti, che i primi documenti afferenti questa coltura risalgano alla seconda metà del XVI secolo, fino ad arrivare ai primi anni del Novecento con le esposizioni internazionali di Roma, Londra e Parigi. La loro fioritura è tra giugno e luglio in tutta la sua generosa cromia ricca di caldi toni cremisi e brillanti verde erba.

Gustose nelle minestre, nelle zuppe, con gamberi e molluschi, come contorno “sporcate” di pomodoro, in umido con la selvaggina, sono un classico con le salsicce. Non rimane che assaggiarle accompagnate da uno degli ottimi vini del territorio.

Si sale fino a raggiungere i 1200 metri di altitudine per trovare la lenticchia di Rascino, coltivata sull’Altopiano omonimo nel Cicolano, in provincia di Rieti. È terra di montagne, boschi impervi, briganti e pastorizia. In passato le famiglie di Fiamignano dal mese di aprile emigravano qui per portare le pecore e per seminare grano e lenticchie. La loro produzione è da sempre di tipo familiare ed è oggi protetta dal marchio di Presidio Slowfood oltre al riconoscimento PAT.

Le piantine di lenticchie nascono, crescono, fioriscono tra le infestanti che prosperano sui terreni. Le infestanti sono il segno visibile che i terreni non sono trattati con fertilizzanti e pesticidi. Non c’è neppure l’irrigazione perché l’acqua qui non arriva. Per il raccolto si deve solo aspettare che piova e nel modo giusto. Rapacciole, veccia, papaveri e margherite crescono pertanto in mezzo alle lenticchie. Così la fioritura, a giugno, è un’esplosione di colori di fiori.

Le lenticchie di Rascino hanno una dimensione ridotta, e sono di colore marrone con sfumature che tendono al rossiccio. Una delle sue particolarità è la tenuta in cottura. Cuoce in una ventina di minuti e non scuoce, rimanendo morbida all’interno ma consistente sotto ai denti. Il sapore è ricco, con le note tostate tipiche del legume, ma anche punte delicate che ricordano le foglie di limone. La pasta e lenticchie è una vera specialità!

 

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