L’antico borgo medievale di Roviano è arroccato su un piccolo colle a quota 500 metri, dominato dal Castello Brancaccio, accoccolato tra i Monti Lucretili e i Monti Simbruini.

Roviano immersa nella Valle dell’Aniene
Roviano è immerso in incantevoli boschi di castagni, querce e faggi. Probabilmente il toponimo di Roviano deriva dalla famiglia romana dei Rubri, insediatisi nella zona dopo la sottomissione degli Equi nel 304 aC. A questo popolo italico si devono probabilmente le mura poligonali situate nella zona Leveta.

Roviano immersa nella Valle dell’Aniene
Costruito nell’anno 1000, il Castello Brancaccio fu più volte saccheggiato e distrutto subendo notevoli ampliamenti e rifacimenti di varie famiglie patrizie, dai Colonna ai Barberini Colonna di Sciarra, i Massimo e i Brancaccio. L’edificio oggi appare con una sovrapposizione di interventi e stili.

All’interno del Museo della Civiltà Contadina della Valle dell’Aniene
Il Castello Brabcaccio ospita il Museo della Civiltà Contadina Valle dell’Aniene e custodisce nell’ex cappella, gli affreschi di epoca rinascimentale dedicati al ciclo “Giuditta e Oloferne”.
Di fronte al castello si trova la Chiesa di San Giovanni Battista Decollato. L’edificio dalla facciata in stile barocco, è dedicato al patrono del borgo.
Nel territorio si trova uno dei più importanti acquedotti risalente al 144 -130 a.C., costruito dal Pretore di Roviano Quinto Marcio Re. Sono ancora presenti le tracce della strada Valeria Vetus che si inerpicava attraverso Cineto Romano, Roviano e Riofreddo.

Porta Scaramuccia a Roviano
Il caratteristico centro storico si sviluppa lungo il colle per linee concentriche intersecate da numerose viuzze ed è chiuso dalla gotica Porta Scaramuccia. Fu abbattuta dal Comune nel 1878 e ricostruita da Camillo Massimo nel 1880.

i Cuzzi
Tra i piati tipici, spiccano i “Cuzzi co’ j’ajju”. Si tratta di una pasta fresca lavorata a mano, condita con aglio, olio extravergine di oliva, pomodoro, peperoncino e formaggio ovino locale.

Ju Salavaticu di Roviano
A metà luglio si festeggia la Sagra de “Ju Salavaticu”. Questa grande frittella circolare è preparata semplicemente con acqua, farina, sale e profumate foglioline di mentuccia romana selvatica. La ricetta racconta la storia delle contadine che in passato portavano ai campi ju salavaticu nelle canistrelle, le ceste con il prezioso pranzo per i mariti.