Il nome Selci è dovuto alla strada romana lastricata in selce nera che lo attraversava e la sua nascita è fatta risalire intorno ai secoli X-XII.
Centro strategicamente importante, il paese si è sviluppato su un colle, in seguito alle invasioni barbariche e al fenomeno dell’incastellamento.
Mura fortificate lo proteggevano dagli attacchi esterni e ancora oggi un massiccio torrione a pianta quadrata sovrasta il paese.
L’arco di Porta Urbana, Rocca Castri, un tempo dotato di un imponente portone, impediva l’accesso a chiunque si avvicinasse dopo il tramonto.
I selciani sono orgogliosi delle loro tradizioni e la coltivazione di vigneti e uliveti, favorita dal clima mite e dalla sua particolare esposizione, è una delle testimonianze di continuità con il passato.
Per le vie del borgo il tempo sembra essersi fermato, mentre il visitatore s’immerge nei vicoli, nelle piazzette e nelle chiese ricche di arte.
A 2 Km dal paese, tra i più noti e importanti monumenti della Sabina, troviamo il Santuario di Vescovio e la sua bellissima torre campanaria.
Il Comune di Selci si sviluppa su un territorio di 7,76 Kmq ed è composto da un insieme di agglomerati rurali, sparsi sulle colline, che prendono il nome dalla caratteristica di ogni luogo, come “Contra” (Contrada), “Rusciano” (Ruscello), “Aurano” (Aurea) collina del grano, “Pantano” terreno fangoso.
Tutti questi piccoli centri abitati sono però accomunati dalla buona tavola, Lonza, capocollo, prosciutto con appetitose bruschette, ma protagonista indiscussa della tavola di questo luogo del Lazio è la porchetta selciana.
Un prodotto diventato tipico del borgo, risultato di un’esperienza che si è tramandata di generazione in generazione.
La sua particolare aromatizzazione e la speciale cottura le conferiscono una fragranza unica: da provare assolutamente.