Ci sono tanti modi e motivi per viaggiare: scoperta, lavoro, necessità, fuga. C’è chi viaggia per scoprire posti in cui non è ancora stato e chi continua a spostarsi perchè non ce la fa a stare fermo. C’è chi ha voglia di emozionarsi davanti alla natura e chi davanti alla bellezza frutto del lavoro dell’uomo. E poi c’è il collezionista di luoghi d’eccezioni, che quando arriva in un luogo va alla ricerca di posti ricchi di storia e cultura che sanno stupire. Il Lazio vanta così tante meraviglie tra borghi antichi e bellezze naturali che racchiude in sè la promessa di una continua sorpresa. Siete pronti per scoprirne alcune insieme? Benvenuti nella Tuscia.
Caprarola
A 70 km da Roma si trova una meraviglia da non perdere per chi fa tappa nella Tuscia: si tratta di Palazzo Farnese a Caprarola. Questo gioiello tardo cinquecentesco vi offrirà un ottimo spunto per trascorrere una giornata all’insegna della cultura. Insieme al Palazzo dovrete assolutamente visitare i giardini e gli Orti farnesiani, finendo per perdervi in una passeggiata tra le stradine senza tempo del paesino. Il primo nucleo abitativo di Caprarola si è formato in uno scenario naturale, arroccato sopra un alto banco di tufo compreso tra due profondi burroni, ad una altezza di 500 metri sopra il livello del mare. Se pianificate una gita a Caprarola, non potete non fare tappa al vicino lago di Vico, ideale per gli amanti delle escursioni. Questo piccolo lago di origine vulcanica è immerso in un paesaggio naturale. Che aspettate? Preparate un pranzo al sacco, borracce e scarpe da trekking e godetevi una giornata immersi nelle bellezze naturali della Tuscia.
Bolsena
Ideale per gli sport come vela, pesca sportiva, canoeing, immersioni, trekking, mountain biking e passeggiate a cavallo, il lago di Bolsena è una perla a circa due ore da Roma e 30 km da Viterbo, lungo la Via Francigena del Nord e la Strada dei Vini dell’Alta Tuscia. Il borgo è noto come “la Città del Miracolo Eucaristico”, il Corpus Domini a cui è dedicata l’Infiorata che l’ha fatto intitolare anche “Città dell’Infiorata”. Basterà immergersi nei colori della Tuscia per fare il pieno di enegie e relax, godendo di incredibili paesaggi naturali ma anche del vicino borgo. Perdetevi tra le sue stradine, riempitevi gli occhi della bellezza di questo che risale al III sec. a.C., quando fu popolato dagli abitanti scampati alla distruzione di Velzna, prestigiosa città etrusca di cui si ha traccia nei resti delle necropoli del Parco Archeologico Naturalistico di Turona, le tombe a camera e a fossa (III sec. a.C. – IV sec. d.C.). Imperdibili nel centro storico il cinquecentesco Palazzo Cozza Crispo (oggi Del Drago) e la Fontana di San Rocco, realizzata su commissione di Giovanni de’ Medici e ancora oggi ritenuta dai bolsenesi miracolosa, tanto che il 16 agosto si celebra la benedizione delle acque. La barocca Cappella del Miracolo ricorda il prodigio dell’ostia da cui sgorgò sangue tra il 1263 e il 1264. All’interno, è custodita la statua di Santa Cristina, la Patrona della città che si festeggia il 24 luglio con la Sacra Rappresentazione dei Misteri di Santa Cristina, i quadri viventi davanti ai quali sosta la processione con la statua della Santa dal 1811.
Tarquinia
Continuiamo la nostra gita nella Tuscia, senza dimenticare di fare tappa a Tarquinia e di visitare la necropoli di Monterozzi, sito Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 2004. Si estende per 75 ettari e raggruppa circa 200 sepolcri. La particolarità di questo sito è data dalla vastità delle decorazioni pittoriche, tanto da costituire un fattore di eccezionale importanza, permettendo di capire l’evoluzione della civiltà etrusca. Gli affreschi all’interno delle tombe riproducono in maniera fedele la vita quotidiana, mentre i tumuli ricalcano le tipologie di edifici purtroppo scomparsi senza lasciare testimonianze in nessun altra forma se non quella funeraria. Qui potrete ammirare dipinti mirabilmente conservati che vi faranno capire l’evoluzione della civiltà etrusca. Ne è un esempio eccelso il dipinto della tomba dei leopardi. Sono oggi visitabili le Tombe del Cacciatore, dei Giocolieri, della Pulcella, Cardarelli, della Fustigazione, Fiore di Loto, delle Leonesse, dei Gorgoneion, dei Caronti, dei Leopardi, delle Baccanti, della Caccia e Pesca.
Montalto di Castro
Spostiamoci ancora un pò, a 120 chilometri da Roma, e raggiungiamo Montalto di Castro, posto sulla riva sinistra del fiume Fiora, vicino al Mar Tirreno. Come dimostrano le piccole piazze, il centro storico, i vicoli e gli archi, le mura di cinta, Montalto di Castro ha origini antichissime. Le sue architetture sono dominate dal Castello Guglielmi, costruito probabilmente nel XV secolo dagli Orsini. In Piazza Giacomo Matteotti si trova il Palazzo del Comune e in via Soldatelli la Chiesa di Santa Maria Assunta. In prossimità della Via Aurelia si incontrano le fontane delle Tre Cannelle e del Mascherone, entrambe del settecento e con lunghe epigrafi sormontate dallo stemma comunale.
A circa quattordici chilometri dal borgo, si può visitare il Parco Archeologico Naturalistico di Vulci, un’antica città etrusca con necropoli e migliaia di tombe tra le quali il grandioso tumulo della Cuccumella, la Cuccumelletta e la Tomba François.
Nell’immaginario collettivo contemporaneo, Montalto di Castro evoca anche il mondo delle macchine, immagine dovuta alla presenza della più grande centrale elettrica italiana. Per gli amanti dell’architettura, merita una visita il Teatro Lea Padovani realizzato da MDU Studio. Ultimato nel 2011, il concept è stato quello di realizzare uno spazio che potesse dialogare con i luoghi che caratterizzano la zona attraverso l’uso di forme e materiali contemporanei: l’area archeologica di Vulci e la Centrale elettrica Alessandro Volta, il più grande impianto termoelettrico italiano che non entrò mai in funzione a causa di vicende politiche. Dedicato all’attrice Lea Padovani, nata proprio a Montalto di Castro nel 1920, il teatro si compone di un grande monolite in cemento solcato da una netta fessura che divide in due il blocco, il quale poggia su un basamento in travertino, richiamo del Tempio Grande di Vulci, datato IV sec. a.C. Sul lato sud, sulla sommità del blocco in cemento, è posizionato un parallelepipedo trasparente in policarbonato, elemento che ha la caratteristica di smaterializzarsi nel corso della giornata, fondendosi con il cielo ma nelle ore notturne, illuminato dall’interno, ha la funzione di essere un faro, energico punto di riferimento per tutto il territorio circostante.