Il Parco naturale regionale di Bracciano-Martignano ha un’estensione di 16.682 ettari circa e si sviluppa nelle province di Roma e Viterbo.
Comprende i comuni di Anguillara Sabazia, Bassano Romano, Bracciano, Campagnano di Roma, Manziana, Monterosi, Oriolo Romano, Roma, Sutri, Trevignano romano.

Il Lago di Bracciano

Il Lago di Bracciano

Il Parco comprende i due omonimi laghi che con la loro superficie coprono il 40% di tutta la riserva. In particolare il Lago di Bracciano risulta di gran lunga più esteso e costituisce una riserva d’acqua importante per la città di Roma che se ne avvale nei momenti di emergenza.
Il parco è disseminato di sentieri che lo attraversano in lungo e in largo, per una bella passeggiata a piedi, in mountain bike o a cavallo, a seconda del tratto che si decide di percorrere. I percorsi all’interno del Parco sono comunque quasi tutti di facile percorribilità e consentono di godere di splendidi paesaggi, natura incontaminata, facendo sosta nei paesi che mano mano si incontrano durante il percorso.
Contrariamente a quanto si pensa il Lago di Bracciano non è di origine vulcanica ma calderica ossia è caratterizzato dalla presenza di questa depressione vulcano-tettonica. E’ il secondo lago nel Lazio per superficie. Oltre ai percorsi escursionistici che si sviluppano nell’entroterra è interessante anche fare il giro del Lago toccando i paesi che vi si affacciano da cui partono attività di sport acquatico in barca, canoe e altri mezzi.

Veduta dall'alto della Caldara di Manziana

Veduta dall’alto della Caldara di Manziana

Il Monumento naturale della Caldara di Manziana si estende per 90ha. Si presenta come un vasto territorio per lo più asciutto al centro della quale c’è una polla dalla quale si sviluppano esplosioni di acqua solfurea di raggiungono i 27 gradi.

Il geyser della Caldara di Manziana

Il geyser della Caldara di Manziana

Questo pentolone di acqua bollente da cui il nome Caldara offre un panorama suggestivo, che merita sicuramente una visita. Nel territorio circostanze è possibile ammirare un caratteristico bosco di betulla bianca che solitamente predilige i climi freddi e che in questo ambiente rappresenta una rarità. La caldara è inoltre circondata da un querceto.

Belvedere zona paludosa Le Pantane e piccolo cratere Lagusiello, foto da www.parcobracciano.it

Belvedere zona paludosa Le Pantane e piccolo cratere Lagusiello, foto da www.parcobracciano.it

Nella zona di Trevignano si estende il monumento naturale di Le Pantane e Lagusiello. La zona paludosa è una delle più importanti zone per la tutela dell’avifauna acquatica. Si possono ammirare splendidi esemplari di cormorano, germano e folaga. Sicuramente merita una sosta.

 La faggeta nella zona di Oriolo Romano, foto da www.parcobracciano.it

La faggeta nella zona di Oriolo Romano, foto da www.parcobracciano.it

Il Parco naturale regionale di Bracciano-Martignano è il regno delle faggete. Per tutto il territorio è possibile prendere un sentiero ed imbattersi in questi alberi spettacolari con le loro foglie che permettono giochi di luce unici. Tuttavia le faggete più interessanti e particolari dal punto di vista botanico si trovano sui rilievi dei monti Sabatini, nei comuni di Bassano romano e Oriolo romano. In particolare è da citare la faggeta di Monte Raschio.

 La faggeta relitta di Monte Raschio, foto da www.parcobracciano.it

La faggeta relitta di Monte Raschio, foto da www.parcobracciano.it

Dal luglio del 2017 la faggeta di Monte Raschio fa parte del sito UNESCO, patrimonio mondiale dell’umanità denominato “Le foreste di faggio primordiali dei Carpazi e di altre regioni europee”. In questo territorio le faggete crescono a 350-400 metri di altezza grazie alle piogge abbondanti e alle condizioni favorevoli del suolo. Si parla di “faggete depresse” intendendo che gli arbusti crescono a quote molto inferiori di quelle abituali che sono in genere i 1000 metri. A quote ancora un pò più basse dei 400 metri troviamo splendidi esemplari di faggeta relitta, a testimonianze delle foreste che durante le glaciazioni popolavano queste zone. Solo con il ritiro dei ghiacci la vegetazione riprese a salire fino alle quote attuali.

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