Parliamo d’Amore, quello con la A maiuscola! Passeggiamo nel Lazio in 4 luoghi che raccontano storie d’Amore soprannaturale. Scopriteli con noi. Andateci con chi amate!

Villa Adriana a Tivoli

Nella Villa Adriana a Tivoli si trova il primo esempio di edificio costruito per amore, Antinoeion. Scoperto nelle campagne di scavo tra il 2002 e il 2005, questa tomba – tempio fu progettata per onorare la memoria dell’amato giovane Antinoo, morto tragicamente nel Nilo nel 130 dC. Antinoo fu l’amante dell’Imperatore Adriano che lo divinizzò dopo la sua morte prematura.

Villa Adriana a Tivoli, Antinoeion con le Cento Camerelle - www.visittivoli.eu

Villa Adriana a Tivoli, Antinoeion con le Cento Camerelle – www.visittivoli.eu

Intorno alla sua scomparsa aleggiano diverse leggende. Secondo alcune fonti, il giovane sarebbe annegato nel fiume Nilo per compiere un rito magico. Il suicidio per amore avrebbe sommato i propri anni persi nel sacrificio alla vita dell’Imperatore. Un’altra versione meno romantica ne racconta l’omicidio per scongiurare la sua candidatura come possibile successore di Adriano. Quale sarà la versione giusta? Chissà.

Tempio di Antonino e Faustina al Foro Romano - www.colosseo.it

Tempio di Antonino e Faustina al Foro Romano – www.colosseo.it

Sulle tracce d’antichi amori, entriamo nel Parco Archeologico del Colosseo. Troneggia al centro del Foro Romano il tempio di Antonino e Faustina sopra un imponente basamento di tufo che lo innalza rispetto alla strada. L’imperatore Antonino Pio lo eresse per ricordare la sua sposa. Sulla facciata è conservata l’iscrizione con la dedica dell’edificio da parte di Antonino Pio in memoria della moglie Faustina, morta nel 140 dC. Nel 161 dC, il tempio fu dedicato anche all’imperatore appena defunto, affiancando sull’iscrizione i nomi dei due sposi.

Si narra che i solchi profondi sulla parte alta delle colonne furono scavati per trattenere le corde necessarie per abbattere il monumento e riutilizzare il materiale. L’opera fallì. Una storia d’amore eterno, incisa nella roccia che nessuno ha potuto scalfire.

A Nemi, La mano dei desideri di Marco Manzo - www.comunedinemi.rm.it

A Nemi, La mano dei desideri di Marco Manzo – www.comunedinemi.rm.it

Nemi custodisce il ricordo indelebile degli amori mitologici tra Diana e Virbio, e tra Numa Pompilio e la Ninfa Egeria. Me forse non tutti sanno che a Nemi c’è La Mano dei Desideri di Marco Manzo. Questa curiosa scultura in bronzo di Marco Manzo è stata inaugurata in piazza Umberto I il 14 febbraio 2020 ed è legata al mito di Venere e Adone.

Sagra delle Fragole e dei Fiori a Nemi

Sagra delle Fragole e dei Fiori a Nemi

Si narra che Venere pianse sul corpo esanime di Adone. Le lacrime caddero sul corpo dell’amato e si unirono al suo sangue divenendo dei piccoli cuori rossi, le fragoline di bosco. L’artista rappresenta questo simbolo di Nemi su una mano tatuata. Questa grande fragola a forma di cuore è trafitta da una freccia, simbolo di Diana, la dea della caccia che riportò in vita Virbio. Virbio era morto perchè non volle venerare Venere al posto dell’amata Diana. Sull’altra mano tatuata si può appoggiare il viso per esprimere un desiderio. L’occasione per vivere questa e altre storie d’amore è nella prima domenica di giugno alla quasi centenaria Sagra delle Fragole e Mostra dei Fiori.

Madonna della Carbonara nel duomo di Viterbo

Madonna della Carbonara nel duomo di Viterbo

Arriviamo a Viterbo per venerare l’icona della Madonna della Carbonara. Questo dipinto bizantineggiante è in realtà di scuola romana e rappresenta la Madonna con in braccio il Bambino benedicente con le Sacre Scritture. Ma perché è considerata la Patrona degli Sposi e degli Innamorati? La festa di Santa Maria della Carbonara era il 23 gennaio, lo Sposalizio della Vergine, e poi l’11 ottobre, la Maternità di Maria. Ecco perché è sempre stata venerata dalle coppie di sposi e innamorati.

Aleggia il mistero sulla storia di questa immagine sacra. Pare che il nome derivi dalla sua provenienza dalla chiesa di Santa Maria della Carbonara a Viterbo. La chiesa deriva il nome dal fatto di essere stata costruita al posto di una fortificazione cittadina detta “carbonaia”. La chiesa appartenne dal XIII secolo ai Cavalieri Templari e fu poi passata nelle mani dei Cavalieri Gerosolimitani. Questi ultimi arrivarono a Viterbo nel 1500 circa da Rodi, dopo essere stati sconfitti dai Turchi. Si narra che portarono da Rodi diverse immagini sacre e ne lasciarono alcune in dono a Viterbo per ringraziare dell’ospitalità. Una di queste sembra essere proprio la Madonna della Carbonara. Nel 1925 la Madonna della Carbonara fu spostata dal Santuario di S. Maria della Carbonara al Duomo. Nel 1986 il quadro fu rubato e poi ritrovato. Dal 2000 è esposta nel Museo del Colle del Duomo.

“Move il sole e le altre stelle”

Così scriveva Dante, così è l’Amore.

 

 

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